ATTO 1
SCENA 01 – “NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE...”
SCENA 02 – “LA PROVA GENERALE”
SCENA 03 – “APERTURA”
SCENA 04 – “SOGNI E PROMESSE”
SCENA 05 – “IL PARADISO DEI PROSCRITTI”
SCENA 06 – “CICATRICI TRUCCATE”
SCENA 07 – “GIUSTIZIA POETICA”
SCENA 08 – “VIVERE È VIBRARE”
SCENA 09 – “LA MASQUERADE”
SCENA 10 – “GLORIA E ABISSO”
ATTO 2
SCENA 11 – “IL PREZZO DELL’ANIMA”
SCENA 12 – “L’OMBRA DEL TRADIMENTO”
SCENA 13 – “LA RIBELLIONE SILENZIOSA”
SCENA 14 – “LA SEDIA MUSICALE”
SCENA 15 – “MUSICA SILENZIOSA”
SCENA 16 – “LO SPECCHIO INFRANTO”
SCENA 17 – “L’ULTIMA MOSSA”
SCENA 18 – “UN CRIMINE INNOCENTE”
SCENA 19 – “LA RESISTENZA”
SCENA 20 – “...TUTTO SI TRASFORMA”
Nell'oscurità di un palcoscenico vuoto, una bambina orfana suona il suo piccolo flauto di Pan mentre vende giornali per le strade del Barrio Chino. Con un tono caustico e poetico, ci introduce nell'universo di La Criolla: un tempio di perdizione e bellezza, dove convivono miseria e musica, trasgressione e verità. Con ironia e lucidità, mette in discussione la condizione umana e dedica questa storia alle anime indomabili che, nonostante siano cresciute nell'oscurità, decidono di brillare. Questa scena non è un ricordo né un flashback: è un'invocazione. L'inizio di una celebrazione che vuole far esplodere la vita prima che la storia la frantumi.
Siamo nel 1925. Il palcoscenico si trasforma in un brulicare di voci, grida e suoni: musicisti che accordano, vedette che provano, operai che dipingono... È la vigilia della grande apertura di La Criolla. Il Maestro Riera dirige con entusiasmo caotico e il gestore Pepe fa i conti tra sigarette e promesse. Tutto sembra sul punto di esplodere quando appare il giornalista Paco Madrid, deciso a scrivere una cronaca che immortali quella notte irripetibile. In mezzo al caos, la magia inizia a pulsare. La Criolla, il cabaret più sfacciato di Barcellona, si prepara a nascere come mito.
La Criolla apre per la prima volta, esplodendo in uno spettacolo esuberante che affascina la città. L’orchestra suona melodie frenetiche mentre Leopoldo Fregoli, il leggendario trasformista, offre una performance memorabile, cambiando identità davanti a un pubblico incantato. Questa notte, La Criolla è pura gloria, ma tra sorrisi ed estasi si percepiscono segnali di un futuro turbolento. Oggi, però, c’è spazio solo per la festa e la celebrazione.
Dopo il successo iniziale, Pepe promette fama e ricchezza ai lavoratori, senza firmare alcun contratto. Xavier Cugat invia una lettera di congratulazioni da Hollywood, e Paco Madrid consacra il locale come centro della moda a Barcellona. Tutto sembra possibile, ma le prime tensioni emergono: trattamenti privilegiati, sguardi diffidenti. La festa continua tra elogi e brindisi, ma una domanda inquietante aleggia nell’aria: quanto dureranno le promesse prima che la realtà le infranga?
La Criolla diventa rifugio per emarginati, artisti, aristocratici decadenti e anime erranti. In questo paradiso effimero, la società resta alle spalle e ognuno vive liberamente la propria vera identità. Ma sotto la superficie festosa si nascondono tensioni e giochi di potere pronti a esplodere in qualsiasi momento. Tra fumo, musica e pericolo, La Criolla celebra ogni notte come fosse l’ultima.
Dietro le quinte, le rivalità tra le vedette esplodono in rimproveri e gelosie. Flor de Otoño scopre una ferita nascosta sotto il trucco di Luz, vittima di maltrattamenti. In un gesto inaspettato di solidarietà, Flor cura la ferita di Luz, evidenziando la necessità di proteggersi a vicenda in un mondo crudele. Le cicatrici, più che nascoste, sono condivise.
Luz, dopo anni di abusi, uccide il suo protettore Mariano. Arrestata e processata, Flor de Otoño si assume la sua difesa in tribunale. Tutto il quartiere le dà sostegno, tranne Pepe, che mostra il suo volto più dispotico. Luz viene infine assolta per legittima difesa, ma il tradimento di Pepe lascia una ferita profonda a La Criolla, dove si prende coscienza che la giustizia è un lusso riservato ai potenti.
Il Maestro Riera, riflettendo sul senso della vita, sostiene che l’esistenza ha senso solo come una melodia appassionata e autentica. Nonostante viva in una società materialista e corrotta, continua a credere che la musica sia una forza vitale. Ma si chiede se ci sia ancora spazio per la bellezza in un mondo dominato dal potere e dal denaro. La sua voce rimane fedele al suo credo, anche sapendo che forse nessuno lo ascolta.
La Criolla celebra il Carnevale con una festa sfrenata che serve anche a raccogliere fondi per rinnovare il locale in vista dell’Esposizione Universale del 1929. Il successo economico è travolgente, ma dietro le maschere si agitano ambizioni e tensioni. Quando la festa finisce, la realtà colpisce inesorabilmente, ricordando che la gloria porta sempre con sé un prezzo.
Con l’Esposizione Universale, La Criolla si trasforma in un paradiso tropicale e cosmopolita. Il successo e i guadagni sono straordinari, ma dietro questo sfarzo iniziano ad apparire ombre inquietanti. All’apice della gloria, La Criolla intuisce l’abisso che aspetta pazientemente la sua occasione.
Lo splendore de La Criolla comincia a incrinarsi quando il denaro smette di essere un sogno condiviso e diventa un’arma di potere. Pepe, ormai un despota implacabile, sfrutta i suoi lavoratori mentre le promesse di giustizia ed equità svaniscono. L’atmosfera si fa tesa e gli artisti si dividono tra la sottomissione e la ribellione, sapendo che sfidare l’ordine stabilito significa rischiare tutto. In questo nuovo scenario, l’arte perde valore di fronte all’avidità, e l’anima ha un prezzo.
La Criolla si trasforma in un nido d’intrighi e tradimenti: Pepe tratta con mafiosi e fascisti, e La Asturianita si rivela essere una confidente della Falange. La voce di una visita di Trotsky provoca tensione e paranoia, culminando con l’arrivo di un falso rivoluzionario che scatena una retata della polizia. Con l’aiuto delle vedette, il misterioso personaggio fugge, rivelandosi un pistolero del Sindacato Libero. Nel frattempo, Sarah mostra i primi sintomi di un male che la consumerà in silenzio.
La malattia di Sarah è evidente, ma invece della compassione riceve il disprezzo di Pepe, che la caccia dal locale per non spaventare i clienti. I lavoratori esplodono d’indignazione, ricordando le promesse tradite, ma la paura di perdere il lavoro li tiene in silenzio. Solo La Asturianita resta fedele a Pepe, complottando con lui per prendere il controllo del cabaret. Sarah se ne va umiliata e sola, e la rivolta, pur iniziata, non ha ancora trovato la sua voce.
Dopo la morte di Sarah, Jean Genet arriva a La Criolla come una nuova forza che altera gli equilibri. Enigmatico e provocatorio, lavora per un protettore e impone la sua presenza con arroganza. Il suo arrivo mette a disagio Luz e Flor de Otoño, che vedono il potere cambiare di mano all’interno del cabaret. In questo nuovo scenario, nessuno ha il posto garantito, e quando la musica si ferma, qualcuno cade sempre. Con Genet in scena, tutto diventa più instabile.
La morte di Sarah lascia La Criolla nel silenzio. Luz, Flor e il Maestro Riera convivono con l’assenza, mentre il locale sembra perdere la propria anima. Paco Madrid e il Maestro discutono sull’arte e sul senso dell’esistenza, in un contrasto tra ragione ed emozione. Riera risponde con la musica, offrendo una melodia finale piena di verità e fragilità. Quando l’ultima nota svanisce, il silenzio conferma la lenta scomparsa di un mondo che si dissolve come nebbia.
Pepe sparisce con tutto il denaro, lasciando La Criolla in una rovina economica e morale. I lavoratori, abbandonati e traditi, vedono il sogno sgretolarsi. Flor de Otoño scopre la complicità di La Asturianita nel furto e capisce che lo specchio che rifletteva promesse ora restituisce solo il riflesso di un sogno infranto. La Criolla non è altro che un fantasma del suo passato.
Flor de Otoño riesce a salvare La Criolla con i soldi ottenuti ricattando i potenti che un tempo l’avevano disprezzata. Con la complicità silenziosa del Maestro Riera, applica la propria giustizia. Ma questo atto la condanna a un destino incerto. Non è un’eroina né una criminale, ma una figura tragica sospesa tra due mondi. Il sipario non è ancora calato, ma la tragedia è già iniziata.
Pepe inaugura un nuovo cabaret, Barcelona de Noche, ma un mese dopo viene assassinato. Tutti gli sguardi si posano sui vecchi compagni de La Criolla, ma nessuno può dimostrare nulla. La Asturianita, ora al fianco del potere, alimenta i sospetti. Il crimine, senza colpevoli né giustizia, si dissolve nel caos di una guerra imminente. La giustizia non arriva, e resta solo un’ombra in più tra le tante.
Con Pepe, Sarah e Genet fuori scena, La Criolla cerca di sopravvivere come cooperativa di artisti. Nonostante l’imminente pericolo dei bombardamenti, i lavoratori si aggrappano alla speranza e al ricordo di ciò che sono stati. In un ultimo gesto di resistenza, vogliono mantenere viva l’essenza del cabaret, sapendo che forse tutto svanirà, ma loro continueranno a vibrare fino alla fine.
Inseguita dai potenti, Flor de Otoño si rifugia in esilio, lasciando una lettera d’addio. Ma un bombardamento rade al suolo La Criolla e il sogno che rappresentava. La bambina orfana, tra le macerie, legge la lettera e dà voce alla memoria. Quando dice “Musica, Maestro!”, lo spirito del cabaret rinasce simbolicamente. Nonostante la distruzione, La Criolla si trasforma in leggenda, in una musica che non smetterà mai di suonare. La musica non è morta, ha solo cambiato forma. E tutto ciò che ha significato vive ancora nella memoria di chi l’ha amata. Perché la vita non si ferma: gira e gira, in un eterno girotondo dove la fine e l’inizio sono la stessa cosa.
La Nena (La Criolla) è una presenza sottile ma essenziale a La Criolla, una giovane orfana dalla pelle scura che si muove per le strade del Raval, del Paral·lel e della Rambla vendendo giornali. Agisce come testimone del tempo, collegando il mondo esterno con l’universo chiuso del cabaret, gridando i titoli delle notizie che scuotono Barcellona. La sua figura fragile, avvolta in abiti umili e pratici, si distingue per il suono distintivo che produce prima di ogni annuncio con il suo piccolo flauto di Pan, come se segnasse il passo inesorabile della storia.
Col tempo, La Nena evolve, riflettendo le cicatrici della città e dei personaggi che abitano La Criolla. Il suo sguardo, inizialmente curioso e ingenuo, diventa più saggio e ricco di sfumature. All’inizio e alla fine dell’opera, legge il libro delle firme del locale, chiudendo il cerchio della memoria collettiva. Nella sua ultima apparizione, la sua voce risuona sul palco leggendo la lettera d’addio di Flor de Otoño, lasciando nell’aria l’eco di un mondo che si dissolve ma che non svanirà mai del tutto.
Pepe de La Criolla era un uomo alto e imponente, dallo sguardo astuto e dal portamento deciso, un vero signore della notte nel Barrio Chino. Arrivato da Almería, si fece rapidamente strada nei circoli più malfamati di Barcellona, guadagnandosi il rispetto e il timore sia dei lavoratori che dei clienti. All’inizio si presentava come un uomo simpatico e protettivo, capace di mantenere l’ordine con parole argute o, se necessario, con il bastone che teneva dietro il bancone. Trasformò La Criolla nel centro nevralgico della trasgressione e del piacere, un cabaret che attirava artisti, aristocratici e delinquenti, rendendolo un uomo influente e temuto.
Ma l’ambizione lo divorò. Col tempo, Pepe divenne spietato, accumulando ricchezze mentre sfruttava chi lavorava per lui. Ingannava musicisti e vedette, tratteneva i profitti e mascherava il lusso del locale con scuse di falsa precarietà. Si circondò di clienti potenti ed entrò in affari loschi, stringendo accordi con mafie e poliziotti corrotti. La sua caduta fu inevitabile: abbandonato dai suoi e divenuto simbolo di tradimento, trovò la morte all’alba, assassinato a tradimento. Un crimine senza colpevoli, un silenzio tra le ombre di un quartiere che non dimentica mai.
Pere Riera è l’anima musicale de La Criolla, un violinista brillante e appassionato che dirige l’orchestrina con maestria e sensibilità. Uomo di principi solidi e spirito pacifista, lotta per dignificare il lavoro di musicisti e artisti del cabaret, opponendosi alla corruzione e al degrado che lo circondano. Creativo e innovativo, non solo dà ritmo al locale, ma gli conferisce anche un’identità unica, mescolando jazz, tango e melodie latine con un’eleganza che affascina chiunque entri a La Criolla. La sua amicizia con Flor de Otoño va oltre la musica: insieme concepiscono l’idea di una Cooperativa di Artisti, un tentativo disperato di salvare La Criolla dalla cupidigia di chi la sfrutta.
Anche se l’amico Xavier Cugat lo invita ad andare a New York per affermarsi nella scena del jazz latino, Pere sceglie di restare a Barcellona, legato ai suoi quattro figli e alla sua vita fra La Criolla, il Quartetto d’Archi di Barcellona e l’Orchestra Pau Casals. Ma quando la città diventa insostenibile e il pericolo minaccia chi ha sfidato il sistema, sarà lui ad aiutare Flor de Otoño a fuggire, aprendole le porte verso una nuova vita in America. La sua musica, come la sua lotta, rimane impressa nella memoria di chi ha danzato sotto la sua direzione, facendo di Pere Riera un simbolo di resistenza nel caos.
Paco Madrid è un giornalista alla ricerca di una verità che forse non esiste. Ha solo 25 anni quando arriva a La Criolla con l’ambizione di coglierne l’essenza e trasformarla in parola scritta. Vuole decifrare il mistero della magia nell’arte, del talento, del "duende" — quell’attimo irripetibile, quell’istante di sublime artistico che, secondo lui, va dissezionato, razionalizzato e spiegato. Ma man mano che si addentra nell’atmosfera opprimente e magnetica del cabaret, si scontra con una realtà che sfugge al suo sguardo analitico. Lì, nulla può essere ridotto alla pura logica: ritmo, passione, attrazione e tragedia si vivono, non si spiegano.
È Pere Riera a metterlo in discussione in questo eterno confronto tra scienza ed emozione, ragione e istinto. Mentre Paco sostiene che tutto si può spiegare con ormoni, impulsi cerebrali e reazioni chimiche, Riera risponde con la sua musica, zittendolo con una melodia che non ha bisogno di alcuna giustificazione. In quel momento, per la prima volta, Paco dubita. Forse non tutto si può descrivere con le parole. Forse l’arte non è un fenomeno da studiare, ma un’esperienza da vivere. E forse, nonostante tutto ciò che scriverà, non entrerà mai davvero a far parte di quel mondo che tanto desidera comprendere.
Flor de Otoño è l’anima ribelle de La Criolla, un personaggio affascinante che si muove tra la seduzione della notte e la tragedia di una vita segnata dallo sradicamento. Nato come Lluís Serracant, figlio di una famiglia benestante, rinnega il suo mondo d’origine per abbracciare la libertà dei margini, travestendosi ogni notte e diventando un’icona di quel cabaret. Carismatico e indomabile, la sua fragilità è pari solo alla sua forza: un cocainomane perso nel piacere effimero, ma anche un anarchico armato pronto a sfidare il potere. Tra le pareti della Criolla è una stella che brilla di luce propria, un artista, un giustiziere e un sognatore che lotta per i suoi.
Quando Luz, intrappolata in un inferno di violenza, uccide il suo protettore, è lui a salvarla dal carcere, dimostrando che la sua lealtà è più forte di qualsiasi pericolo. Ma sa che il suo tempo sta finendo. Firma l’ultima pagina del libro delle firme con una frase che suona come un epitaffio: "La vita è un tango e la morte un pasodoble, e bisogna saperli ballare." Prima di partire in esilio, scrive una lettera d’addio che diventa l’ultimo battito de La Criolla, il manifesto di una vita consumata tra passione e rivolta. Flor de Otoño non scompare, si trasforma in leggenda, nel ricordo di una Barcellona che non dimenticherà mai il suo nome.
La Asturianita è una figura vibrante ed eccessiva, un personaggio che oscilla tra il fascino e la tragedia, tra la risata esagerata e il pianto isterico. Travestita e teatrale, vive per e nel dramma, esagerando ogni emozione fino a trasformarla in uno spettacolo personale. Ossessionata dalla propria immagine, si trucca e si veste come se ogni notte fosse una grande prima, nascondendo sotto questa facciata una persona profondamente ferita e segnata da un passato di violenza e rifiuto. In Flor de Otoño trova un’amica e protettrice, qualcuno che la guida e la sostiene quando il peso della sua stessa instabilità la trascina giù.
Ma sotto questa maschera di fragilità e lacrime si nasconde un tradimento. La Asturianita non è solo una vedette de La Criolla; è un’infiltrata, una confidente della polizia e di Pepe, che vende informazioni sui suoi compagni in cambio di denaro e protezione. Man mano che il cabaret diventa un covo di cospirazioni e resistenza, il suo ruolo si fa sempre più oscuro. Quando la verità viene a galla, è troppo tardi per redimersi. La sua è la storia di un personaggio intrappolato tra due mondi: la famiglia che aveva trovato a La Criolla e la paura che l’ha portata a tradirla.
Sarah, “la Cubanita”, è una delle ultime grandi dame del Barrio Chino, una vedette dalla voce roca e dallo sguardo stanco che ha visto il tempo e la notte divorare molti prima di lei. Con il suo accento dolce e melodioso, porta la sensualità caraibica nel cabaret, adattandosi con naturalezza al nuovo repertorio di ritmi latini che conquistano la pista da ballo. Nonostante la sua presenza magnetica e l’aria da donna forte, è una sopravvissuta in un mondo dove la bellezza e la giovinezza si pagano a caro prezzo. Conosce Pepe de La Criolla meglio di chiunque altro, è a conoscenza della sua crudeltà e del suo abuso di potere, ma rimane in silenzio per paura di perdere il proprio posto, perché in un mondo come il suo, i segreti sono una moneta di scambio.
Ma il tempo e la malattia non perdonano. Il tabacco e l’alcol, un tempo suoi compagni di festa, diventano la sua condanna, conducendola a una morte prematura per tubercolosi e cirrosi epatica. Prima di andarsene, però, riappare per avvertire Luz e i suoi ex compagni sulla vera natura di Pepe, rompendo finalmente il silenzio che l’aveva protetta a lungo. La sua assenza lascia un vuoto irreparabile a La Criolla: un posto vuoto sul palco e un bicchiere pieno al bancone. Quando la sua voce si spegne, non è solo Sarah a morire, ma anche una parte dell’anima del cabaret.
Luz è la luce che lotta per non spegnersi nell’oscurità di La Criolla. Giovane, bella e con uno spirito non ancora del tutto spezzato, è una vedette e una donna di compagnia che sopravvive in un mondo dove l’innocenza svanisce troppo in fretta. La sua voce dolce e la sua presenza magnetica nascondono una vita segnata dalla violenza e dalla sottomissione, intrappolata in una relazione tossica con Mariano, suo uomo e al tempo stesso carnefice, un protettore spietato che la maltratta fisicamente e psicologicamente, ricordandole ogni giorno che gli appartiene e che non ha via di fuga.
Ma Luz non è disposta a morire in silenzio. In un atto di disperazione e autodifesa, uccide Mariano, rompendo il ciclo di terrore che la stava consumando. In un mondo dove la giustizia spesso favorisce i potenti, è Flor de Otoño ad aiutarla a riconquistare la libertà, ottenendone l’assoluzione. La sua liberazione è celebrata non solo a La Criolla, ma in tutto il Barrio Chino, perché la sua storia è quella di tante donne che non hanno potuto difendersi. Da quel momento, Luz non è più solo una vedette, ma una donna che ha preso in mano il proprio destino, una voce che riecheggerà nella notte di Barcellona, finalmente libera dalla sua ombra.
Jean Genet arriva a La Criolla come uno spettro errante: un giovane ladro, violento e provocatorio, segnato dalla propria emarginazione. Travestito, delinquente e poeta senza patria, si muove nel cabaret con l’insolenza di chi non ha nulla da perdere, ma anche con una lucidità che mette a disagio. La sua bellezza androgina e il suo atteggiamento provocatorio lo rendono una figura inquietante: un outsider che osserva il mondo con disprezzo indifferente, mentre in cuor suo desidera farne parte. Sostituisce Sarah quando si ammala, ma non occupa solo il suo posto sul palco: eredita anche i suoi segreti, le sue alleanze e i suoi pericoli.
Il suo spirito intellettuale lo rende un elemento dissonante all’interno de La Criolla. Non cerca soltanto di sopravvivere, ma di sfidare le regole, forzare i limiti della morale e dell’ipocrisia. È uno specchio dell’esclusione sociale, dell’amore proibito e della doppia morale: un personaggio che inquieta e affascina allo stesso tempo. Il suo rapporto con Pepe de La Criolla è basato sull’opportunismo: quando Pepe lascia il cabaret per fondare Barcelona de Noche, Genet lo segue, perché sa che la sua sopravvivenza dipenderà sempre dallo stare accanto al potere… finché non potrà rovesciarlo.
Trotski è un giovane anarchico dallo sguardo inquieto e dallo spirito ribelle, un pistolero del Sindacato Libero che vive al limite tra rivoluzione e rovina. Con il suo aspetto da studente di seminario, sembra più un intellettuale che un uomo d’azione, ma dietro i suoi occhi vivi si nasconde un passato di violenza e fughe. Il suo soprannome, datogli ironicamente dai compagni, sarà la sua condanna: quando la Polizia Segreta e la Brigata Investigativa lo scambiano per il rivoluzionario russo, La Criolla diventa il teatro di un’irruzione brutale.
Nonostante i suoi legami con il mondo clandestino del Barrio Chino, Trotski non è un uomo di potere, ma uno dei tanti che cercano un futuro nel mezzo del caos. Alla Criolla condivide risate e cospirazioni con Flor de Otoño, incrocia Luz, e si muove tra artisti, delinquenti e politici che tentano di sopravvivere in un mondo che si disgrega. Ma sa che la sua libertà è effimera. La città brucia, le fazioni si definiscono, e lui deve scegliere tra sparare o essere colpito. Trotski è lo specchio della Barcellona turbolenta degli anni ’30: troppo giovane per morire, troppo pericoloso per sopravvivere.
Leopoldo Fregoli, il maestro del trasformismo, irrompe a La Criolla come una leggenda vivente, un mago del palcoscenico capace di reinventarsi in pochi secondi. Famoso in tutto il mondo per la sua incredibile abilità nel cambiare personaggio, costume e trucco a una velocità vertiginosa, la sua presenza nel cabaret diventa un evento storico. Nonostante si fosse ritirato nel 1920 per problemi di salute, all’età di 58 anni accetta un’ultima esibizione per inaugurare La Criolla, trasformandola nell’epicentro del trasformismo e dell’illusione scenica.
La sua partecipazione al musical non è solo uno spettacolo, ma un rito di passaggio: il momento in cui un’icona del passato cede il testimone a una nuova generazione di trasformisti e artisti della notte. Davanti a un pubblico selezionato e incantato, la sua esibizione diventa una metafora del cambiamento, del teatro come rifugio e del cabaret come tempio della libertà. Quando Fregoli scende dal palco, non è solo l’addio a una carriera gloriosa: è la consacrazione de La Criolla come nuovo centro del trasformismo e della sovversione scenica a Barcellona.
Josephine Baker arriva a La Criolla come un uragano di ritmo, sensualità e sfida. La grande diva afroamericana, che aveva già conquistato Parigi con la sua arte rivoluzionaria e la sua iconica “danse sauvage”, diventa l’attrazione principale di una serata che resterà nella storia del cabaret barcellonese. Con la sua energia travolgente e il suo stile esotico, Baker si fonde con la nebbia de La Criolla come se fosse sempre appartenuta a quel mondo, dove eccesso, scandalo e bellezza si confondono in un’unica esperienza.
Nel musical, la sua esibizione è il momento culminante di una notte di magia e trasgressione, un attimo in cui La Criolla diventa l’epicentro dell’avanguardia europea. Con la pelle che brilla sotto i riflettori e i suoi movimenti ipnotici, Baker non solo conquista il pubblico, ma rompe gli schemi, trasformando la scena in uno spazio di libertà, diversità e rivendicazione razziale. La sua presenza al cabaret è fugace ma indelebile, un momento di gloria che eleva La Criolla al livello dei grandi locali dell’epoca. Quando la sua voce e il suo corpo si fondono con la musica, la città si ferma per un istante, e la notte diventa immortale.
Salvador Dalí irrompe in La Criolla come un’epifania surrealista, un miraggio teatrale che sfida la logica e spalanca le porte della coscienza a un universo dove sogno e realtà si fondono. Con i suoi baffi impossibili e una voce ipnotica carica di metafore deliranti, Dalí appare nel caos emotivo della scena come un oratore dell’inconscio, portando con sé la mandanga definitiva: una sostanza che trasforma il dolore in poesia e la lucidità in follia.
La sua entrata non è un aneddoto, ma un rituale: agisce come uno sciamano visionario, offrendo ai personaggi una pillola che li trasporta in uno stato di opera assurda, dove gli accenti diacritici ballano il tip tap e gli orologi molli piangono aceto. Attraverso un monologo pieno di ambiguità e paradossi, Dalí smaschera la falsità del discorso politico, l’inganno delle promesse e l’artificio del potere, con una critica tagliente alla società del suo tempo —e del nostro.
Nel musical, Dalí non è solo un personaggio: è una forza estetica, un’idea, una tempesta di simboli visivi e sonori che travolge tutto. La sua presenza scenica, a metà strada tra cabaret e mondo onirico, trasforma La Criolla in un altare del surrealismo puro, poco prima della sua fine.
Quando Dalí scompare, non svanisce: lascia una traccia, una scia di stupore e inquietudine. Ha seminato il dubbio, rivelato l’inganno, e con un ultimo grido —“Con le mandangas non scherzare!”— chiude il suo numero come se chiudesse una dimensione parallela. La sua apparizione segna un prima e un dopo nel racconto: un delirio ludico che apre le porte alla critica, alla libertà e all’arte senza filtri. Con lui, La Criolla non è solo un rifugio, ma una rivoluzione.